Secondo un recente report del Ministero della Salute, livelli molto alti e preoccupanti di antibiotico-resistenza sono ritrovabili nelle carni di pollo. I numeri sono contenuti nella “Relazione sulla resistenza agli antimicrobici dei batteri zoonotici e commensali”, che nei giorni scorsi è stata pubblicata sul sito del Ministero della Salute e che già a novembre del 2015, dopo una prima diffusione dei contenuti, avevano portato la Federazione nazionale degli Ordini veterinari italiani (Fnovi) a parlare di “situazione alquanto allarmante”.
Accertamenti su allevamenti italiani
Gli accertamenti su campioni di animali prelevati negli allevamenti italiani mostrano che quasi il 13% è risultato positivo alla presenza di Salmonella; il 73% al Campylobacter; il 95,4% all’Escherichia coli e l’81,33% a Escherichia coli produttori di ESBL o AmpC o carbapenemasi. Di qui la presa di posizione di Ciwf Italia, associazione no profit che si occupa del benessere degli animali negli allevamenti, che ha lanciato un’infografica per spiegare la realtà che si nasconde dietro all’allevamento intensivo di polli. Altissime densità (fino a 20 polli per mq) nei capannoni, selezione genetica con patologie connesse, ridotte difese immunitarie e conseguente uso rutinario di antibiotici producono grandissime sofferenze per gli animali, gravi rischi per la salute umana e una carne più grassa e meno salutare.
Secondo Annamaria Pisapia, direttrice di CIWF Italia Onlus, “l’uso eccessivo di antibiotici negli allevamenti di polli è necessario perché’ le difese immunitarie degli animali sono estremamente ridotte dalla selezione genetica e dalle condizioni di allevamento, tra cui le altissime densità. Il miglioramento delle condizioni ambientali da solo non basta a risolvere questo problema: solo lavorando anche sugli aspetti di selezione delle razze e sulla riduzione delle densità sarà possibile ridurre l’uso di antibiotici e tenere sotto controllo il fenomeno dell’antibiotico-resistenza, che attualmente rappresenta una vera e propria minaccia per la salute pubblica”.